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Il biancospino

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“C’è in tutti gli amori di questo mondo una bella parte: il principio. L’amore sarà una buona cosa, o non sarà, come volete voi, poiché è questione di gusti. Ma certamente non è una cosa allegra, specie se prende per compagna la gelosia, come generalmente avviene...”.

“Il biancospino”, pubblicato per la prima volta nel 1882, è un romanzo che descrive, in modo tanto schietto quanto verace, le gioie e i dolori che si accompagnano sempre alla nascita di un nuovo amore. Ambientato nella fulgida borghesia fiorentina di quegli stessi anni, esso segue da vicino le sorti di Vico Floriani, giovane disincantato ma perdutamente invaghito di Albina Cerignoli. Le ragioni per cui tale unione non si possa concretizzare sono tutte lì, messe nero su bianco dal grande Barrili, e sarebbe un peccato anticiparle: vi basti sapere di avere per le mani uno dei romanzi più struggenti e innovativi dell’Ottocento italiano.

Anton Giulio Barrili (1836-1908) nasce a Savona. Laureatosi in Lettere e Filosofia a Genova, nel 1859 si arruola volontario nell’esercito piemontese, partecipando a varie campagne militari al seguito di Garibaldi. Nel corso della sua vita, segnata dall’esperienza risorgimentale, fonda due riviste (L’occhialetto e Il Caffaro) e collabora come redattore al San Giorgio. Assume inoltre la direzione delle riviste Il Movimento (1860) e La Domenica Letteraria (1884). È stato autore di poesia e di commedie, firmando inoltre una cinquantina di romanzi.