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L'anima semplice

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Napoli, fine Ottocento. Suor Giovanna della Croce, dopo ben trentacinque anni di clausura, è costretta ad abbandonare il convento di Suor Orsola Benincasa a causa della politica requisitoria del neonato Stato italiano. La donna, non ancora sessantenne, si ritrova così a dover tornare al proprio nome laicale – Luisa Bevilacqua – e a rimettere piede in una città che non riconosce più. Scagliata a forza in una società che non si interessa delle donne, Luisa cade così vittima dei tragici rivolgimenti della Storia. Matilde Serao, col suo inconfondibile stile cronachistico e con la sua attenzione alla sfera femminile, ci offre così un affresco cinico, vibrante e al contempo lucidissimo dei drammi sociali della propria epoca. Dell’ambivalenza di un progresso che lascia sempre qualcuno indietro.

Matilde Serao (1856-1927) nasce a Patrasso ma cresce a Napoli, dove manifesta un precoce interesse per la letteratura. Nel 1882 si trasferisce a Roma, iniziando a collaborare come cronista al "Capitan Fracassa" e conoscendo il futuro marito Edoardo Scarfoglio. Sarà con lui, quindi, che coronerà l’ambizione di dirigere un giornale. Nel corso della loro lunga relazione – da cui nasceranno quattro figli – i coniugi fonderanno vari quotidiani, il maggiore dei quali sarà Il Mattino (1892). Dopo una burrascosa separazione, Matilde crea un proprio giornale, Il Giorno (1903), e dà vita ad un nuovo sodalizio, sentimentale e professionale, col giornalista Giuseppe Natale. Matilde Serao è stata, oltre che importantissima giornalista, anche scrittrice prolifica, pubblicando vari romanzi e raccolte di racconti. Muore nel 1927, poco dopo che Mussolini in persona ne ha bloccato la candidatura al Premio Nobel per la Letteratura.