È il 1921 e, con la fine della Prima guerra mondiale, il mondo è in subbuglio. Ciò si ripercuote sulla politica, sulle arti e sul modo di vivere insieme. Il Dadaismo e il Surrealismo sono al tramonto. In questo contesto di confusione e risveglio, in questo caos di violenza e dominio, che responsabilità hanno gli artisti, e in particolare gli scrittori e i poeti? Come ci ribelliamo e come facciamo a far sì che il vecchio non condizioni l'emergere del nuovo? I testi di Barbusse, intellettuale comunista francese assolutamente decisivo nel dibattito del suo Paese fra anni Venti e Trenta, sono densi e pongono i problemi e i limiti dell'impegno politico. La radicalità e la generosità del discorso messo sul piatto dall'autore de Il fuoco e l'Inferno si applicano ancora alle contraddizioni e ai conflitti dell'oggi, quelli che emergono costantemente: la religione, lo Stato, le guerre. Un testo necessario, urgente proprio per questo: non ci siamo liberati di nulla, il passato persiste e con lui la necessità di un cambiamento radicale guidato dall'impegno politico.