Nel 1935 Cesare Pavese viene condannato a tre anni di esilio a Brancaleone Calabro per aver tentato di proteggere la donna che amava, militante nel Pci. "Il carcere", pubblicato nel 1948, nasce così da una storia di solitudine e riapre il problema del solipsismo intellettuale di Pavese. Il protagonista del romanzo è un ingegnere intellettuale che attribuisce a se stesso la responsabilità della propria condizione, rifiutando di riconoscervi delle motivazioni politiche proprio in un periodo storico in cui il consenso degli italiani al regime fascista era preponderante. Il confino diventa così il simbolo di un modo di essere che Pavese aveva sempre considerato come costitutivo e insieme limitativo della propria esistenza.
Cesare Pavese (1908 – 1950) è stato uno scrittore, poeta, traduttore e critico letterario italiano. Considerato uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo, Pavese fu molto importante anche per la sua attività di traduttore e di critico. Nel 1951 uscì postumo, edito da Einaudi (casa editrice per la quale Pavese lavorò per diversi anni) e con la prefazione di Italo Calvino, il volume "La letteratura americana e altri saggi" con tutti i saggi e gli articoli che Pavese scrisse tra il 1930 e il 1950. La sua attività di critico contribuì a creare il sorgere del mito americano, proponendo alla cultura italiana scritti su tematiche diverse e fino ad allora raramente affrontate come l’idealismo e il marxismo, includendo temi psicologici, religiosi ed etnologici. Tra le sue innumerevoli opere si ricordano: "Dialoghi con Leucò", "La casa in collina", "La luna e i falò", "Lavorare stanca", "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi", "Il mestiere di vivere. Diario 1935 – 1950".