Di fronte ai meccanismi misteriosi della Storia, gli esseri umani sembrano soltanto esili granelli di polvere. Ma sentimenti come l’amore e l’amicizia, spesso, possono trascendere anche il destino più tragico...
Fulvio Tomizza, autore di una struggente Trilogia Istriana che racconta l’esodo drammatico dei profughi istriani dopo la Seconda guerra mondiale, è stato un romanziere di rara sensibilità, cantore della semplicità e dei sentimenti più archetipici di un’umanità che, nonostante le circonvoluzioni della grande Storia (sì, quella con la "s" maiuscola!), sembra ritornare sempre a una genuinità apparentemente smarrita. I due protagonisti del romanzo "L’amicizia", pubblicato per la prima volta nel 1980, sono rispettivamente un contadino istriano e un giovane borghese triestino. Il loro legame, avversato dalle vicissitudini sociali della loro epoca, si risolve invece in un’insperata amicizia: una di quelle che lasciano sempre un barlume di speranza...
Fulvio Tomizza (1935-1999) nasce nella contrada di Materada, nel comune istriano di Giurizzani. Cresciuto in mezzo alle tensioni interetniche fra italofoni e slavi, con l’irrompere della Seconda guerra mondiale è costretto a riparare a Trieste con la famiglia. Iscrittosi all’Accademia di Arte Drammatica e alla facoltà di Lettere di Belgrado, nel 1957 esordisce con i primi racconti, cui faranno seguito, di lì a poco, i romanzi della Trilogia Istriana: "Materada" (1960), "La ragazza di Petrovia" (1963) e "Il bosco di acacie" (1966). Ai suoi romanzi, che raccontano la difficile vita degli italiani di frontiera, Tomizza affianca un’originale produzione teatrale ("Vera Verk", "La storia di Bertoldo", "L’idealista") e una serie di testi per l’infanzia ("La pulce in gabbia", "Il gatto Martino"). Nel 1977, col romanzo "La miglior vita", si aggiudica il Premio Strega.