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La maledizione

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Cesarea (Turchia), 419 d.C. Nell'Impero Romano al suo declino, le sorti di una nobile famiglia di provincia si accavallano alle suggestioni di un cristianesimo ormai in definitiva ascesa. Tecla è un’austera matrona, rimasta vedova da molti anni. I suoi tre figli – Simone, Paolo e Palladia – le danno continui grattacapi, a causa del loro stile di vita disinibito. Esasperata dalla loro ingratitudine, quindi, la vecchia madre ricorre alla soluzione più orribile fra tutte: maledire i propri stessi figli! La giovane servetta Giuliana, che è cresciuta in casa di Tecla, sarà a suo malgrado la prima vittima di tale stato di cose. Quella qui proposta è una storia ambientata in un mondo remoto, certo, ma animato da valori profondamente umani. "La maledizione" si scolpisce nel cuore di chi legge come una storia dal sapore eterno: la tragedia di una madre, il timore giovanile di trovare un proprio posto nel mondo, l’amore e i problemi quotidiani. Un racconto mai così attuale...

Antonietta Klitsche de la Grange (1832-1912) nasce a Roma, figlia di una nobildonna italiana e di un barone prussiano. Dopo la morte del fidanzato Emanuel de Fournel – uno zuavo pontificio, caduto in battaglia contro le truppe garibaldine (1867) – si trasferisce ad Allumiere, dove vivrà per sempre. Nel corso della sua lunga vita firma un centinaio di opere a sfondo storico-religioso, fra romanzi e racconti, di cui si possono citare "Ottavia", "La torre del corvo" e "Gli ultimi giorni di Gerusalemme". Klitsche de la Grange è stata anche la prima donna a collaborare all’Osservatore Romano in qualità di giornalista, curando inoltre la traduzione di varie opere straniere (fra cui, in particolare, "La proprietà", opera del filosofo anarchico Pierre-Joseph Proudhon).