Pubblicato nel 1928 come seguito del fortunatissimo "Forlorn River", "Nevada" vede nuovamente al centro della scena l’omonimo cowboy – il cui nome è in realtà Jim Lacy – che, dopo essere riuscito a salvarsi dalle peripezie del precedente romanzo, lavora adesso in incognito, fra le sanguinose bande di ladri di bestiame che infestano l’Arizona. Cresciuto in mezzo a violenze di ogni tipo, e con un’abilità notevole sia nel cavalcare che nell’usare corda e revolver, Nevada ha però un cuore puro e un senso profondissimo della giustizia. Se si somma tale sua natura benevola a un amore sincero da cui tornare, si hanno già tutte le coordinate entro cui ambientare un’avventura senza tempo, che concilia i paesaggi immensi del Far West con le tribolazioni più umane.
Pearl Zane Grey (1872-1939) nasce a Zanesville (Ohio), quarto figlio di un affermato dentista. Appassionato fin dall’infanzia di letteratura, pesca e baseball, inizia a scrivere i primi racconti a soli quindici anni. Grazie a una borsa di studio, ottenuta proprio col baseball, nel 1896 si laurea e si trasferisce a New York, dove per qualche anno esercita la professione dentistica di famiglia. Annoiato dalla routine, però, Zane comincia a scrivere febbrilmente, producendo una notevole quantità di romanzi, tutti ambientati nell’amato West. Sebbene inizialmente rifiutato da vari editori, nel 1910 ottiene finalmente un insperato successo, grazie al best-seller "L’eredità del deserto". È l’inizio di una carriera che lo renderà uno fra i romanzieri più amati dal grande pubblico statunitense (e non solo). Fra i suoi moltissimi titoli – da cui, tra l’altro, sono stati tratti ben 110 film e una serie televisiva – si possono citare "L’anima della frontiera" (1906), "Il ponte dell’arcobaleno" (1915), "Il vagabondo del deserto" (1923) e "Stirpe eroica" (1925).