In un canale, l’amo di un pescatore si impiglia in un tappeto, e dentro il tappeto, tenuto al fondo da un sacco di sabbia, il cadavere di un robusto settantenne con un vistoso foro alla tempia.
L’ispettrice Mirna Pagani sa che «la laguna è il luogo ideale per uccidere. È vasta, piena di isole, isolette, barene, attracchi più o meno legali». Nella laguna veneta più appartata, Venezia – se si scorge – è sempre in una lontananza brumosa...
Il primo, imperdibile caso dell'investigatrice Mirna Pagani.
In copertina: manifesto pubblicitario. L'editore rimane a disposizione dei proprietari del'immagine di copertina che non è stato possibile rintracciare.
Serena Cappellozza, nata nel 1972, ha costruito un giallo investigativo puro senza troppi effetti decorativi, senza innesti artificiosi, dove i colpi di scena nascono da un naturale concatenarsi di eventi. Anche Mirna è un personaggio naturale: madre separata, un figlio adolescente che le dà grattacapi, una vita privata che lei sente piatta; una vita difficile come tante che ha un’unica eccentricità, la madre, soprannominata affettuosamente la Mantide perché i suoi molti uomini, tutti ricchissimi vedovi, «durano come i pesci rossi». Ragioni per cui Mirna Pagani risulta subito, per ogni lettore, un personaggio autentico e irresistibile.
