"Coriolano della Floresta", pubblicato nel 1930, è il seguito della saga iniziata con "I Beati Paoli" e incentrata sulla misteriosa setta degli Incappucciati, autentici tutori dell’ordine pubblico impegnati a fare giustizia per conto di tutti i poveri sfruttati e i deboli sottomessi con la forza. In una Palermo settecentesca – siamo negli anni compresi fra il 1720 e il 1773 – il continuo susseguirsi di nuovi dominatori produce un animato sottobosco di facinorosi e di cospiratori, sullo sfondo di un’infinità di vicende intricate, ricche di colpi di scena, che rendono il romanzo un vero e proprio affresco della vitale metropoli siciliana. Fra intrighi, vendette e gelosie, "Coriolano della Floresta" non mancherà di intrattenere e di commuovere, a ennesima dimostrazione della qualità narrativa di Luigi Natoli...
Luigi Natoli (1857-1941) nasce a Palermo in pieno Risorgimento. A causa delle simpatie garibaldine della famiglia, a soli tre anni è internato con i parenti nel carcere della Vicaria. Fin da giovane affianca l’interesse per la scrittura a quello per la storia: impegnato, già a diciassette anni, come cronista, dal 1888 al 1923 insegnerà storia in vari licei italiani. Nell’arco della sua lunga carriera letteraria produce più di venticinque romanzi d’appendice – spesso sotto lo pseudonimo di William Galt – pubblicandoli su riviste come Il Giornalino della Domenica, Primavera e il Giornale di Sicilia. I suoi romanzi, che godono fin da subito di notevole fama, si incentrano tutti sulla Sicilia e sulla sua storia. Fra i più noti, si possono citare "Calvello il Bastardo", "I Vespri Siciliani", "Viva l’imperatore" e "La dama tragica".