"Forse che si, forse che no" è lâultimo romanzo di DâAnnunzio, scritto fra il 1909 e il 1910, ricco di riferimenti autobiografici come la passione per il volo e la storia dâamore dai risvolti drammatici con Giuseppina Mancini, moglie infelice del conte Lorenzo, proprietario di numerosi vigneti in Toscana.
Il protagonista maschile, Paolo Tarsis, è un provetto aviatore e uno spericolato automobilista; Isabella Inghirami, bellissima, sensuale e drammaticamente combattuta fra ragione e istinto, finisce per impazzire, come accadde nella realtĂ allâamante di DâAnnunzio. Il romanzo è ambientato a Volterra, dove abitano gli Inghirami, una cittĂ costruita sopra a giganteschi precipizi scoscesi (le balze) che fanno da sfondo a legami incestuosi, suicidi, tormenti e gelosie destinati a condurre alla rovina tutti i personaggi. Solo Paolo â che cerca la morte a bordo del suo aereo â riuscirĂ a salvarsi e ad atterrare sulle coste della Sardegna, compiendo unâimpresa memorabile e straordinaria.
D'Annunzio diede al romanzo come titolo un celebre motto presente nel soffitto ligneo a labirinto del Palazzo Ducale di Mantova, di cui restò affascinato durante una sua visita.
Poeta, scrittore, drammaturgo, ma anche giornalista, eroe di guerra e politico: Gabriele DâAnnunzio è stato sicuramente uno dei protagonisti della storia dâItalia di inizio Novecento. Ă conosciuto anche come "il Vate" (poeta sacro, profeta). Un soprannome che la dice lunga sul rispetto che gli viene tributato. Amante dellâarte, dei salotti e delle belle donne, ma anche dei duelli, delle sfide e dello scontro fisico. Senza aver mai paura di osare. Di spingersi piĂš in lĂ del dovuto. Probabilmente era questo il suo segreto, unito ad un talento e ad una sensibilitĂ fuori dal comune, che gli permettevano di leggere nel cuore delle persone e ammaliarle con un verso recitato al momento giusto. Estetismo e decadentismo: sono questi i due riferimenti principali della poetica DâAnnunziana. Nel 1897 entrò in parlamento come deputato. Nel 1914, mentre lâItalia era indecisa se entrare in guerra o no, il poeta si schierò apertamente a favore dellâinterventismo e, coerente con la sua scelta, si arruolò volontario, nonostante avesse giĂ 52 anni. Si distinse soprattutto come pilota di aerei, per voli di ricognizione. Tra le sue imprese piĂš celebri si ricorda il volo su Vienna nel 1918 quando sorvolò la capitale nemica per lanciare volantini che incitavano alla fine delle ostilitĂ . Non ci fu solo gloria. Nel 1916, un incidente aereo gli causò la perdita dellâocchio destro.