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Sulla breccia

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Secondo volume della cosiddetta "trilogia romantica" di Antonietta Giacomelli, "Sulla breccia" riprende una delle protagoniste del precedente "Lungo la via" (1889), Nicoletta, che a ventisei anni vive a Roma col padre, vecchio politico ormai in pensione. La ragazza, piena di energie e dotata di un’ottima cultura, decide di presentarsi come istitutrice presso la famiglia di un altolocato banchiere. Dall’alto di una fede religiosa profonda e di un istintivo moto di pietà per le vicende umane, la protagonista si ritroverà proprio malgrado a essere il giudice più severo di un’aristocrazia romana decadente e moralmente corrotta. Così come il titolo che l’ha preceduto, anche "Sulla breccia", pubblicato nel 1894, può dirsi uno dei testi più notevoli per farsi un’idea di quali fossero i problemi sociali e le questioni religiose che, alle soglie del Novecento, assillavano il mondo cattolico italiano.

Antonietta Giacomelli (1857-1949) nasce a Treviso da una famiglia di piccoli imprenditori. Nel 1893, trasferitasi a Roma, entra in contatto con gli ambienti cattolico-liberali, contesto entro cui affina le proprie conoscenze teologiche e, soprattutto, politiche. A partire dalla pubblicazione di "Lungo la via" (1889) inizia a farsi conoscere come una fra le più importanti voci femminili dell’ala moderata, impegnandosi a favorire l’emancipazione della donna e la tutela dei ceti meno abbienti. Giornalista e redattrice instancabile, partecipa alla creazione di molte associazioni – fra le quali l’Unione per il Bene – e incoraggia la crescita dello scoutismo femminile in Italia. Oltre alle opere di narrativa, fra cui è doveroso citare "Sulla breccia" (1894), ha firmato alcuni fra i testi più importanti del mondo cattolico italiano, come ad esempio "Il libro nuovo" (1928) e "Per la riscossa cristiana" (1913).