Un’anima duplice, divisa e lacerata, è quella del remoto Nordest: terra di frontiera, di confini a volte labili, a volte impenetrabili. Territorio di amicizie insperate e di odio indescrivibile, l’Istria è narrata ancora una volta in tutta la sua complessità.
Pubblicata postuma nel 2000, "La casa col mandorlo" è una raccolta di racconti paradigmatica dell’intera produzione letteraria di Fulvio Tomizza. Sospesi costantemente fra la cronaca delle vicende istriane e momenti di autentico lirismo, questi testi offrono innumerevoli spunti di riflessione. Fulcro simbolico dell’intera impalcatura che sorregge i racconti è la metafora del mandorlo, albero da frutto tipico dell’Istria, che si ritrova trapiantato, come uno straniero in una terra ignota, nel bel mezzo dell’agro friulano. Resiliente come soltanto un albero potrebbe essere, la pianta si configura come l’emblema di un’identità profonda, le cui radici sono state strappate brutalmente, ma che all’occorrenza può ancora dare i suoi frutti. Fosse anche a distanza dalla propria patria martoriata...
Fulvio Tomizza (1935-1999) nasce nella contrada di Materada, nel comune istriano di Giurizzani. Cresciuto in mezzo alle tensioni interetniche fra italofoni e slavi, con l’irrompere della Seconda guerra mondiale è costretto a riparare a Trieste con la famiglia. Iscrittosi all’Accademia di Arte Drammatica e alla facoltà di Lettere di Belgrado, nel 1957 esordisce con i primi racconti, cui faranno seguito, di lì a poco, i romanzi della Trilogia Istriana: "Materada" (1960), "La ragazza di Petrovia" (1963) e "Il bosco di acacie" (1966). Ai suoi romanzi, che raccontano la difficile vita degli italiani di frontiera, Tomizza affianca un’originale produzione teatrale ("Vera Verk", "La storia di Bertoldo", "L’idealista") e una serie di testi per l’infanzia ("La pulce in gabbia", "Il gatto Martino"). Nel 1977, col romanzo "La miglior vita", si aggiudica il Premio Strega.