Dopo il travolgente successo di "Le memorie di un pulcino" (1875), Ida Baccini – nota anche con gli pseudonimi di Marinella del Rosso e Manfredo – elaborò un seguito per la storia dell’amato pennuto, che tanta simpatia aveva attirato fra i suoi giovani lettori. Il protagonista, nato nelle ridenti campagne di Vespignano nel Mugello, è scampato al destino atroce dello spiedo e ora, divenuto ormai un galletto, trova l’amore e si sposa. Considerato un capolavoro della narrativa d’infanzia dell’Ottocento, questo libro conquisterà il cuore di chiunque lo legga anche oggi, a quasi un secolo e mezzo di distanza dalla pubblicazione del primo volume. Con lo stile leggero e bonario, gli indimenticabili scorci di paesaggio toscano e la vitalità dei personaggi, "Come andò a finire il pulcino" è un’opera senza tempo, capace di incantare con il gusto della semplicità...
Ida Baccini (1850-1911) nasce a Firenze da una famiglia di ideali irredentisti. Dopo un’infanzia trascorsa fra Genova e Livorno, nel 1865 torna finalmente nella città natale, sposandosi con lo scultore Vincenzo Cerri e iniziando anche a lavorare come maestra. Rimasta molto delusa dall’impermeabilità del sistema scolastico alle innovazioni pedagogiche, a partire dal 1877, separatasi dal marito, si dedica a tempo pieno alla stesura di testi per l’infanzia (attività che la porta a pubblicare, negli anni, oltre un centinaio di opere). Ottenuta la fama con "Le memorie di un pulcino", inizia a collaborare con periodici di successo come La Nazione e Fanfulla della Domenica, arrivando, nel 1884, a dirigere la prestigiosa rivista Cordelia, di cui terrà le redini fino alla morte. Nel 1895, inoltre, fonda il Giornale dei Bambini. Fra le sue moltissime opere, si possono citare "Dal salotto alla chiesa" (1890), "Feste azzurre" (1894), "I tre scudieri di Orlando" (1904) e "Lezioncine di cose usuali" (1896).