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L'amore

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Con uno stile introspettivo e profondamente analitico, che lo ha consacrato come uno dei più importanti scrittori del Novecento, Federigo Tozzi dedica i presenti quattordici racconti al tema eterno dell’amore. Lo fa, però senza indulgere in facili luoghi comuni o sdolcinatezze di sorta, bensì narrando questo per ciò che è: un sentimento fin troppo umano, e, in quanto tale, foriero prima di tutto di dubbi, incertezze e un costante senso di inquietudine. Difficile non farsi conquistare da episodi come "La gallina disfattista", "Campagna romana" o "La vedetta", frutto di un genio letterario che è stato scoperto troppo tardi, ma di cui ancora oggi tutti noi possiamo godere.

Federigo Tozzi (1883-1920) nasce a Siena da un’umile famiglia di origini contadine. Manifesta fin da bambino una grande passione per la lettura, incorrendo per questo nelle ire del padre che lo vorrebbe assiduo lavoratore. Con la morte della madre, inizia anche ad avere problemi scolastici, decidendo di abbandonare definitivamente gli studi nel 1902. Dapprima impiegato delle ferrovie allo scopo di allontanarsi dal padre, nel 1908 sposa Emma Palagi e inizia una più intensa attività letteraria. Trasferitosi a Roma, vivrà una stagione di serenità a stretto contatto con grandi autori quali Pirandello, Panzini e Borgese. Affermatosi grazie ai racconti – oltre centoventi – Tozzi è stato riscoperto dopo la morte come uno dei maggiori romanzieri italiani. Suoi sono capolavori come "Con gli occhi chiusi", "Tre croci" e "Il podere", tutti incentrati sul tema – modernissimo – dell’inettitudine dell’uomo moderno. Muore precocemente per l’influenza spagnola.