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Il fantasma dalle ali d'oro

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Il "fantasma dalle ali dorate" non è altro che la bestia del gioco d’azzardo. E non c’è nessuno, probabilmente, che lo conosca meglio del falso colonnello Arturo Tavera, ossessionato dall’idea di vincere finalmente alla roulette applicando i propri metodi "scientifici". Ma Monte Carlo non regala niente, e l’orizzonte della provvidenziale vincita sembra rimanere costantemente al di fuori della portata di Tavera. La realtà della sua vita, di fatto, è più che altro quella della miseria. Ricoperto di debiti, l’uomo deve ridursi a dare in sposa l’amata figlia al ricco indiano Giovanni Espinosa, che ha ben trent’anni più di lei. Un romanzo toccante, dalla prosa vivida e dai contorni drammatici, che spiazza per la sua estrema modernità...

Vicente Blasco Ibáñez (1867-1928) nasce a Valencia da una famiglia di commercianti aragonesi. Seppur laureato in legge, non eserciterà mai la professione forense, preferendo di gran lunga dedicarsi alla letteratura, alle avventure sentimentali e, soprattutto, alla politica. Egli è infatti attivo, fin da giovane, nel fronte repubblicano, finendo più volte vittima della censura monarchica e cadendo anche in un’imboscata quasi fatale. Grande estimatore di Miguel Cervantes, Ibáñez si contraddistingue per una prosa energica, che dà ai suoi molti lavori, fra romanzi, racconti e reportage di viaggio, una solida fama anche a livello internazionale. Alcune sue opere, come "Sangue e arena" e "I quattro cavalieri dell’Apocalisse", vedranno anche delle trasposizioni cinematografiche. È noto, inoltre, per aver corretto il testo di "Noli me tangere", capolavoro del coevo autore filippino José Rizal.