"La lanterna di Diogene", pubblicato nel 1907, racconta del viaggio in bicicletta compiuto dallo stesso Panzini in un torrido mese di luglio. Partito da Milano, lo scrittore raggiungerĂ la localitĂ balneare di Bellaria, in Romagna, passando per svariate localitĂ (da Lodi a Parma, da Modena alla pascoliana San Mauro, per finire a Ravenna e, quindi, a Comacchio). Intriso di stoccate contro le perversioni della modernitĂ , ma anche di un sincero afflato patriottico, religioso e genuinamente conservatore, il reportage che ne scaturisce Ăš tutto fuor che una sterile polemica da quattro soldi: esso, anzi, Ăš una vera e propria celebrazione dellâItalia, dei suoi paesaggi e delle sue genti. Un invito ad abbandonarsi alla bellezza, magari conservando anche un poâ di quel sorriso sornione che appartiene solo a chi sa cosa cercare e dove trovarlo...
Alfredo Panzini (1863-1939) nasce a Senigallia, figlio di un medico riminese. Trascorsa lâinfanzia a Rimini, frequenta il Convitto Nazionale Foscarini a Venezia e poi lâUniversitĂ di Bologna, laureandosi in Lettere (fra i suoi docenti, anche GiosuĂš Carducci). InsegnerĂ per tutta la vita al Liceo Ginnasio Statale Terenzio Mamiani di Roma, affiancando alla professione di insegnante una vivace produzione letteraria e lessicografica. Nel 1905, infatti, Ăš fra i compilatori del Dizionario Moderno Hoepli. Scrittore estremamente prolifico, firma una trentina di romanzi (fra cui "Rose dâogni mese", "Il padrone sono me!" e "La sventurata Irminda"), ma Ăš anche autore di vari saggi storici ("Sigismondo Malatesta") e letterari ("Lâevoluzione di GiosuĂš Carducci").