Gold’s Gym, Venice Beach, California: in una palestra scabra ed essenziale comincia, alla fine degli anni Sessanta, la leggenda di Arnold Schwarzenegger. Ma è poi giusto chiamarla leggenda? I fenomeni assoluti di ogni sport si sono spesso affermati nonostante le loro caratteristiche fisiche, nonostante i limiti psicologici o caratteriali, Arnold invece si è sempre candidato alla propria grandezza. Lo ha fatto nel bodybuilding, nel cinema e nella politica: al centro di un’avventura umana senza uguali c’è sempre e solo, però, il suo corpo. Un corpo capace di trionfare su ogni mezzo espressivo che abbia provato a ingabbiarlo, ma anche di raccontare qualcosa di più profondo e oscuro del Sogno Americano. Con “Pumping Arnold” Fabrizio Patriarca ci invita a gettare uno sguardo affilato e provocatorio sul periodo di assoluto splendore di Schwarzenegger, tra le vittorie a Mr Olympia e i blockbuster di Hollywood, le foto californiane per «Playboy» e quelle newyorkesi di Robert Mapplethorpe e Andy Warhol, i successi nel bodybuilding e gli incassi milionari di “Conan il barbaro” e “Terminator”: tutto assorbito dal dilemma tra l’umano e l’artificiale di cui Arnold è ancora oggi il segno indiscusso, la citazione continua. Schwarzenegger, figura dominante di una controversa mitologia del corpo maschile che tra sport e cinema ha segnato il nostro immaginario e non smette di affascinare e perturbare.
Fabrizio Patriarca è nato a Roma e vive in Liguria. Ha pubblicato due saggi, 'Leopardi e l’invenzione della moda' (Gaffi, 2008, premio Cardarelli per l’Opera prima di critica letteraria) e 'Seminario Montale' (Gaffi, 2011), tre romanzi, 'Qualcosa abbiamo fatto' (Gaffi, 2012), 'Tokyo transit' (66thand2nd, 2016), 'L’amore per nessuno' (minimum fax, 2019), e un libro di viaggi, 'Tropicario italiano' (66thand2nd, 2020). Ha fondato l’agenzia Editing at large (editingatlarge.it).