Mirra arde di una bruciante passione per il padre Ciniro, re di Cipro. Tutto il dramma si identifica nella figura - tragica, irrisolta, urticante - della fanciulla. Spicca la sua tormentata coscienza in cui si scontrano l'aspirazione a una vita normale e una pulsione incontenibile alla morte. Incapace di trovare una via d'uscita, Mirra sceglie infine il suicidio. Tragedia dell'incomprensione e della solitudine, "Mirra" non fa della sua protagonista un'eroina, ma una creatura umana povera e dolente, che si dibatte in un conflitto più grande di lei e da questo è fatalmente annientata. Lo spunto mitologico, che viene da Ovidio, diventa in Alfieri pretesto per la scoperta delle infinite angosce dell'animo umano, condannato a una condizione di dolore e di sofferenza, vittima di quelle stesse passioni che ne fanno, in ultima analisi, anche la grandezza.
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