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L'assassinio di Giacomo Matteotti

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Giuseppe Emanuele Modigliani si occupò dell’assassinio di Matteotti sia in veste di compagno di partito che come avvocato della moglie della vittima, che si costituì parte civile nel processo. Tutte le vicende e l'iter dibattimentale vengono ricostruiti da Modigliani vent'anni dopo l'omicidio in questo scritto, che non è solo una celebrazione di ricorrenza, ma diventa un vero e proprio atto d'accusa nei confronti del fascismo e del suo capo, Mussolini, che viene indicato come il mandante e lo stesso organizzatore del delitto.

Il 30 maggio 1924, Matteotti contestò in un discorso parlamentare i brogli e le violenze che avevano caratterizzate le elezioni da poco svoltesi. Pochi giorni più tardi, il 10 giugno, Matteotti venne dapprima rapito da un manipolo di fascisti, comandati dallo squadrista pluriomicida Amerigo Dumini, e poi ucciso quasi immediatamente per essere infine occultato, ormai cadavere, in un bosco fuori Roma. Ha luogo così una svolta decisiva per l'Italia e per il regime fascista, che dimostra la propria faccia più violenta e inaugura alla luce del sole una dittatura che si manifestava già da mesi nei fatti.

Il testo di Modigliani - dotato di un ampio apparato di note - è il classico esempio di Storia vista dalla Storia, un'occasione unica di immergersi nella vicenda nazionale italiana da un punto di vista privilegiato, per riscoprire il tragico destino di Matteotti che ancora oggi non manca di far riflettere cittadini e storici.