Scritti clandestinamente dal Belli, i Sonetti formano un poema stratificato - rigoroso e complesso - che può contenere tanto lo studio colto e animato dei costumi e delle tradizioni di Roma, quanto una volontà iconoclasta di irridere e distruggere i grandi miti della storia, riportandoli alla dimensione antimitica e umanizzante del popolaresco. Il "culto" della verità evangelica in costante opposizione con il potere temporale e la condotta dei papi convive coi richiami al riformismo illuministico, di matrice francese. Qui la visione puramente estetica della città e dei suoi monumenti si unisce allo squallore altrettanto visibile e a suo modo estetico di certe piazze, o certi angoli e cortili dove si raggruma la miseria vanagloriosa dei romani, veri protagonisti dell'antologia, con le loro miserie e i loro irresistibili slanci vitalistici.