"La guerra ci ha rovinati, e, in compenso, nessuno ci ha detto neppure un grazie. Non parlo per te, che non hai pensieri per lâavvenire. Ma noi, noi che cosa faremo?". Fin dalle prime battute, col disincanto espresso da Pietro Serena allâex commilitone Claudio Lambertini, "I quattro fanti" esprime appieno lâatmosfera cupa del primo Dopoguerra italiano. Ultimato nellâautunno del 1920, allâindomani di un conflitto estenuante e latore di profondissime cicatrici, il grande romanzo di Giuseppe Lipparini si distingue per lâestremo naturalismo con cui tratteggia unâepoca germinale, fondamentale, della storia del Belpaese. Sospesi fra le miserie di una quotidianitĂ ormai violata, le notizie di una grande rivoluzione russa e le prime avvisaglie di fascismo, i protagonisti provano ad adattarsi al nuovo mondo, a sopravvivere, in attesa che finalmente succeda qualcosâaltro...
Giuseppe Lipparini nasce a Bologna nel 1877. Esponente di punta del Neoclassicismo â un movimento che guarda con nostalgia alla letteratura italiana compresa fra Dante e Leopardi â Lipparini insegna per molti anni letteratura italiana e storia dellâarte in varie cittĂ della penisola (Urbino, Matera, Palermo, Bologna), collaborando nel frattempo con diversi giornali (fra i quali si possono citare il Corriere della Sera, il Resto del Carlino, Athena e Il Messaggero). Noto soprattutto per lâattivitĂ poetica, di cui "Stato dâanimo" (1918) rappresenta il culmine, egli ha anche prodotto una sterminata serie di contributi critici e vari romanzi, dei quali Ăš doveroso citare "Il signore del tempo" (1904), avanguardistico tentativo di importare la fantascienza anche in Italia. Muore a Bologna nel 1951.