La Prima Guerra Mondiale non è stata solo una pagina della storia europea - e di conseguenza italiana - ma ha rappresentato anche l'enorme trauma collettivo di un popolo che ha scoperto la propria consistenza di comunità , pur in abissali differenze da regione a regione, attraverso la violenza e la barbarie. Per certi versi una perversione ab initio del comune sentire che avrebbe dovuto costituire la base nazionale del vivere insieme di milioni di italiani. Adolfo Omodeo, storico prima gentiliano e poi crociano, raccoglie e commenta alcune delle piÚ commoventi lettere dal fronte. à l'occasione per ridare corpo e dimensione umana al disumano. Decine di migliaia di giovani vite bruciate nel grande rogo di una guerra in gran parte voluta da altri e sicuramente decisa altrove. Sono pagine commoventi che rappresentano una sorta di colossale confessione nazionale, un catalogo di paure, terrori, ingenuità , disperazione, ma anche slancio vitale.
In anni in cui la guerra torna ad ardere in Europa, le parole che ancora gridano - e forte - da trincee vecchie di un secolo e mai cicatrizzatesi davvero sono un monito straordinario che esalta il valore della pace e della vita umana.