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Legione decima

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Ricorrendo ad un originalissimo stratagemma narrativo, Alfredo Panzini racconta l’antica Roma attraverso il prisma di due personaggi che vivono nel 1915: da un lato il giovane avanguardista Ambrogino, da sempre restio allo studio della storia, e dall’altro il vecchio professor Antonio, spirito solitario e dedito ormai solo agli studi. È proprio l’anziano uomo di lettere, quindi, a raccontare al ragazzo le gesta di Giulio Cesare contro lo svevo Ariovisto. In un distillato di erudizione, ironia e sincera celebrazione della romanità, Panzini ha confezionato un romanzo breve ma colorito, estremamente vivace nel suo trascendere i confini fra passato e presente...

Alfredo Panzini (1863-1939) nasce a Senigallia, figlio di un medico riminese. Trascorsa l’infanzia a Rimini, frequenta il Convitto Nazionale Foscarini a Venezia e poi l’Università di Bologna, laureandosi in Lettere (fra i suoi docenti, anche Giosuè Carducci). Insegnerà per tutta la vita al Liceo Ginnasio Statale Terenzio Mamiani di Roma, affiancando alla professione di insegnante una vivace produzione letteraria e lessicografica. Nel 1905, infatti, è fra i compilatori del Dizionario Moderno Hoepli. Scrittore estremamente prolifico, firma una trentina di romanzi (fra cui "Rose d’ogni mese", "Il padrone sono me!" e "La sventurata Irminda"), ma è anche autore di vari saggi storici ("Sigismondo Malatesta") e letterari ("L’evoluzione di Giosuè Carducci").