Alcune donne di Atene, con a capo Prassagora, decidono di prendere il controllo della polis: il governo dei maschi, infatti, sta portando la città alla rovina. Camuffate da uomini, si insinuano nell'assemblea e votano il provvedimento che le investe del potere. Subito deliberano di mettere in comune possedimenti e denaro per poterli saggiamente amministrare. Questo vale anche per i rapporti sessuali: le donne potranno andare a letto e fare figli con chiunque vogliano. Per non favorire solo le persone fisicamente belle, si decide anche che ogni uomo, prima di andare con una donna bella, sia tenuto ad andare con quelle brutte, e viceversa. Le delibere però creano una situazione grottesca: verso la fine della commedia, un giovane si ritrova conteso da tre ripugnanti megere che litigano per assicurarsi i suoi favori.
Ecclesiazuse sviluppa una trama basata sulla parodia letteraria, in cui una serie di scene si citano numerose tragedie di Euripide, in particolare l'Elena e le perdute Andromeda e Telefo. Tali parodie, messe in fila, danno vita ad un esempio di commedia degli equivoci. Del resto Euripide ed Agatone, col loro intellettualismo, sono qui i bersagli principali degli strali di Aristofane, che non sopportava la loro pretesa di innovare la tragedia classica.