All'alba comincia tutto: Lisistrata convoca le ateniesi, ma anche spartane, corinzie e beote, per comunicare il suo piano sovversivo: non concedersi più ai mariti fino a che non smetteranno la guerra. Le donne piangono e tremano al pensiero, ma infine giurano di astenersi dal sesso. Nel frattempo le più anziane hanno preso l'Acropoli e si sono rinchiuse dentro. Qui, dopo un primo tentativo fallimentare di reduci e veterani ateniesi di riprendere il cuore della vita politica, arriva un oligarca coi suoi sgherri e ingaggia un corpo a corpo prima simbolico e poi fisico con Lisistrata stessa e le sue compagne, soccombendo clamorosamente. Ma, pian piano, l'astinenza fa breccia negli uomini.
Questa commedia, chiaramente pacifista, è il primo testo oggi noto che tratti il tema dell'emarginazione femminile. Nella Atene del V secolo a.C. la vita sociale delle donne libere era fortemente limitata: esse non avevano accesso alle cariche pubbliche, né ad un'istruzione adeguata. I loro compiti principali erano procreare e badare alle questioni domestiche. Così, stravolgendo le regole classiche, Lisistrata di Aristofane è diventata nel corso dei secoli uno stralunato manifesto teatrale dell'emancipazione femminile e del pacifismo.