Questa non è una semplice silloge di racconti. Piuttosto, citando le parole dellâautore, è una "piccola raccolta dâocchi e di nasi, toccati in punta di penna e poi lasciati lĂŹ, senza finire". Una serie di bozzetti di personaggi, figure e paesaggi che ci trasmettono la sentita visione â mai scevra di ironia e di affetto â di Firenze e della sua colorita popolazione. Collodi, da bravo toscano figlio del suo tempo, integra in questo serraglio "strapaesano" le istanze di riforma che piĂš gli premono, riservando sonore stoccate polemiche alle corporazioni di filosofi, scrittori e giuristi che soffocano il libero fluire della vitalitĂ umana. Per questo, forse, lâocchio di Collodi si fa piĂš benevolo nei confronti del "ragazzo di strada", o dei bambini che, giocando in mezzo a Piazza San Marco, fantasticano di poter essere un giorno re. Memorabile, poi, la brevissima "Storia di Firenze dalla creazione del mondo fino a oggi", in cui lâautore non si fa scappare lâoccasione per criticare la propria cittĂ e il neonato governo italiano, che per pochissimo tempo lâha eletta sua capitale.
Carlo Lorenzini (1826-1890) nasce a Firenze in una famiglia di basso ceto. Studia grazie allâaiuto economico dei marchesi Ginori (per cui entrambi i genitori lavorano) e, dopo qualche anno in seminario, nel 1844 inizia a lavorare come commesso nella libreria Piatti. Inizia intanto, giovanissimo, a pubblicare i primi articoli per LâItalia musicale. Prende parte da volontario sia alla Prima che alla Seconda Guerra dâIndipendenza, affermandosi come critico, giornalista e scrittore. Nel 1883, dopo averlo pubblicato a puntate sul Giornale per i bambini, dĂ alle stampe il suo capolavoro, "Le avventure di Pinocchio". Tradotto in piĂš di trecento lingue, "Pinocchio" è anche lâopera italiana piĂš letta al mondo, nonchĂŠ il libro piĂš tradotto di sempre dopo "Il piccolo principe" di Antoine de Saint-ExupĂŠry. Collodi â pseudonimo tratto dal paese dâorigine della madre â ha goduto in vita di enorme fama, pubblicando anche altre opere come "Il regalo di Capo dâAnno" (1884) e "Lâonore del marito" (1870).