Al Barcellona e nella Nazionale di calcio spagnola, Andrés Iniesta, centrocampista d'eccellenza, ha sempre ballato una danza tutta sua, fatta di intuizioni, scatti rapidi, improvvise frenate. Ha tenuto il pallone tra i piedi mai un secondo più del necessario, ha visto lo spazio dove passarlo quando nessun altro neppure lo immaginava. Ha sublimato le idee dei suoi allenatori, a cominciare da Pep Guardiola, e ha reso ancora più grandi i suoi compagni, Xavi e Messi in testa. Ha sentito gli avversari prima che gli arrivassero addosso, ha fatto sparire la palla e l’ha fatta ricomparire quando occorreva. L’ha spostata con la sua croqueta da un piede all’altro più veloce di un fulmine. Lo hanno chiamato «l’illusionista», non per caso. Iniesta ha vinto tutto quello che un calciatore può vincere e lo ha vinto sempre da protagonista, col Barça e con la Spagna. Andrés è anche l’uomo dei Mondiali del 2010, il suo gol nel secondo tempo supplementare ha regalato alle Furie Rosse il titolo tanto agognato. E quando ha capito di non poter più rendere al massimo ha convocato una conferenza stampa e ha detto, tra le lacrime e con semplicità, che sarebbe andato via dal suo mitico Barcellona. Anche per questa grazia nell’addio, Andrés Iniesta è stato un calciatore sublime e indimenticabile, uno dei più forti centrocampisti di sempre.
Gianni Montieri scrive per Doppiozero, minima&moralia, Huffpost e Il Manifesto, tra le altre. Prova a incrociare la letteratura con lo sport per L’ultimo uomo, Rivista Undici e Il Napolista. Il suo libro di poesia più recente è Le cose imperfette (Liberaria). A ottobre 2021 è uscito Andrés Iniesta, come una danza (66thand2nd). È coordinatore artistico del Festival dei Matti. Vive a Venezia.