Pane e lettura

1920-1921. Vinta la guerra civile contro i bianchi, resta ora da realizzare il comunismo. Ma come? Con l'elettrificazione di tutte le campagne più remote, in modo che anche Ivan Matveevič, analfabeta ma amante dei pensieri scritti, possa finalmente leggere la sera e la vecchia consumata dal dolore e la fatica fin dall'infanzia smetta di chiedere la pioggia a dio, come vuole l'inflessibile ingegnere Dušin? O nel modo immaginato dal goffo e mutilato Ščeglov, stremato dalla nostalgia per i morti, tremante di fronte al mistero dell'universo e legato alla bellissima Lida da un ricambiato compassionevole amore? Scritto nel 1932-33, in occasione dell'anniversario dell'approvazione del Piano per l'elettrificazione del paese varato da Lenin, "Pane e lettura" è dalla parte di Ščeglov: è lui il vero ingegnere, lui a domandare la liberazione dell'uomo dall'illusione estrema della propria onnipotenza.

Ma dov'è questa nuova vera libertà? Platonov lo dice nell'ultima riga del libro. Si trova lontano, nel futuro, oltre montagne di lavoro, oltre nuove tombe di morti.

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