Uomini veri, fatti di carne e silenzio, di forza e desiderio che scatta nei momenti più imprevisti. Nei racconti di Manuel García, l’erotismo nasce dallo sfiorarsi, dallo scontro, dallo spazio teso tra due corpi che esitano prima di esplodere. Non c’è sentimentalismo: c’è potenza, odore di pelle, sguardi che bruciano, il peso di ciò che non si dice ma si fa.
Il racconto che dà il titolo alla raccolta, Il Francese Curioso, si svolge in un piccolo hotel sul mare d’inverno, tra il silenzio delle stanze vuote e il rumore del mare scuro. Matteo, giovane direttore d’albergo, incontra Bernard, un ospite venuto da Lione: due metri di muscoli, una voce che vibra e mani capaci di intimorire e accendere al tempo stesso. Quella notte, tra un whisky e una sigaretta, l’attesa diventa tensione, e la tensione diventa necessità.
“La sua mano sulla mia spalla scese come un peso caldo, diretto ai lombi. Gli occhi profondi mi studiavano, come se già sapesse cosa avrei fatto. Il bicchiere tremò tra le dita, ma non era colpa del whisky. Era lui, era il suo corpo immenso, la promessa di ciò che poteva strapparmi.”
Storie maschili, crude e carnali: qui l’erotismo non consola, brucia. E lascia addosso un’eco che continua a vibrare, molto dopo l’ultima pagina.