Uomini che non cercano scuse, che non parlano troppo, che lasciano che siano i corpi a dire ciò che la voce non osa. Manuel García racconta l’erotismo maschile nella sua forma più cruda e autentica: virile, carnale, diretto. Qui il desiderio nasce da uno sguardo trattenuto, da una mano che stringe troppo forte, da una parola detta a mezza voce. Non pornografia, ma l’essenza dell’incontro fra uomini — con tutta la sua potenza.
Nel racconto che dà il titolo al libro, Ti Aspetto, il ritorno a casa dopo un viaggio diventa il preludio a una tensione esplosiva. Tra i sorrisi familiari e l’abbraccio dei nipoti, riaffiora un desiderio che non si è mai spento: quello per Rafael, figura ingombrante e virile, capace di dominare la scena con la sola presenza. È un intreccio di passioni proibite, segreti non detti e provocazioni lanciate come sfide, dove ogni gesto può trasformarsi in un invito.
Scena evocata: il bagno di una pizzeria, luci al neon fredde, l’odore di birra e sapone. Due uomini troppo vicini davanti a uno specchio. Una mano enorme che afferra per il collo, un dito che sfiora le labbra come a reclamare ciò che è già stato. Il respiro si fa corto, il cuore martella, la porta che si apre all’improvviso interrompe il gioco ma non cancella la tensione: resta sospesa, pronta a esplodere di nuovo, altrove.
Manuel García scrive per chi sa che l’erotismo non è mai innocuo: scava, ferisce, eccita. Ti Aspetto è un libro che lascia addosso il sapore di pelle, di desiderio trattenuto, di promesse che non smettono di bruciare.